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- Incontro con Ariberto Fassati
Ad un anno dal tracollo di Lehman Brothers, Ariberto Fassati, Presidente del Consiglio d’Amministrazione di Cariparma, fa il punto su cambiamenti e sviluppi del sistema bancario nazionale ed internazionale in un incontro con i soci della Fondazione. La crisi economica scoppiata l’anno scorso e originata nei mercati finanziari si è trasferita sul settore industriale e pesa oggi sulle piccole e medie imprese. Nonostante alcuni indicatori, come i dati che segnalano la ripresa dell’export, possano far guardare con fiducia al futuro, è ancora prematuro ipotizzare una fine della crisi. In particolare sono ancora da valutare gli effetti che la grande liquidità immessa nei mercati potrà avere sull’economia reale. Il periodo di incertezza che stiamo attraversando ha comunque contribuito a modificare il ruolo del sistema bancario nell’economia. Le banche sono state infatti additate come le maggiori responsabili della crisi, avendo sostenuto un modello sbagliato di concessione del credito spinto dai bassi tassi di interesse delle banche centrali che hanno favorito l’indebitamento di imprese e consumatori. Sul fronte dell’industria, si assiste ad un problema di sovrapproduzione; anche per effetto del credito al consumo le case e le persone sono state riempiti di beni e oggi il mercato è saturo ed è quindi normale una decrescita. Dal tracollo di Lehman Brothers, la crisi si è propagata al sistema bancario a una velocità mai vista prima, provocando il fallimento di oltre 100 istituti bancari nel mondo. I cambiamenti che ne sono conseguiti hanno riguardato principalmente quattro aspetti: Il potere delle banche. Le prime tre banche per capitalizzazione sono oramai istituti cinesi mentre la quarta è di Hong Kong; una classifica simile si ottiene se al posto della capitalizzazione si considerano gli utili. Il centro bancario del mondo si è quindi spostato nel sud-est asiatico. La crisi ha colpito principalmente gli USA ridimensionando il ruolo delle banche americane; ma se piccoli paesi come Svizzera o Islanda, hanno grossi istituti bancari, può un paese come gli Stati Uniti non possedere grandi banche?; La presenza dello Stato nelle banche. Sono stati proprio i paesi più liberisti quelli ad adottare le politiche attive più interventiste, come nel caso degli USA e del Regno Unito. In paesi storicamente caratterizzati da un maggiore interventismo statale, come Italia e Francia, tale fenomeno è stato meno incisivo. Tuttavia si sottolinea il potere che i governi stanno esercitando nel sollecitare le banche, nonostante un momento congiunturale non favorevole, a fare credito alle aziende; Una modifica delle strategie delle banche. Le grandi banche americane che non disponevano di grandi liquidità si sono trovate in forte difficoltà e sono quindi oggi interessate ad ampliare le loro attività di raccolta. Sembra tramontare il modello di “banca universale”, che svolge sia attività di raccolta che di investimento, con istituti che stanno lentamente uscendo dalle attività non più remunerative; Cambiamenti strutturali. La crisi ha cambiato il top management delle banche, e gli istituti hanno dovuto affrontare il problema dei costi riducendo gli organici e spesso la presenza geografica in aree ritenute non strategiche. In questo processo, il nostro Paese sembra esser andato in controtendenza mantenendo sostanzialmente lo status-quo ai vertici del sistema e passando da una moltitudine di banche di piccole-medie dimensioni ad un sistema dominato da due campioni nazionali (Unicredit e Intesa SanPaolo). A fianco di questo duopolio, esiste un raggruppamento di banche popolari e una miriade di piccoli istituti che dovranno per forza riconsiderare le loro strategie. In Italia la presenza delle banche estere ha avuto un ruolo non marginale: nel 2008 rappresentavano circa il 19% del totale le attività gestite, grazie soprattutto a prodotti sofisticati come il credito al consumo, l’investment banking o il project financing dove detenevano le quote di mercato maggiori. Oggi molte banche estere sono interessate da processi di fusione e quindi il numero degli attori si sta riducendo, molte banche di media dimensione lasceranno l’Italia o si troveranno costrette a una riduzione degli organici. Questo potrebbe comportare un rischio di isolamento e marginalità per l’Italia e in particolare per la piazza di Milano. La crisi ha inoltre portato a un forte attacco nei confronti degli istituti di credito off shore. La guerra ai paradisi fiscali, oltre ad avere un ritorno in termini di consenso politico, permette di fronteggiare i bisogni di cassa dei governi che sono intervenuti nei rispettivi sistemi economici generando pensando deficit. Diversamente da come possa sembrare oggi il sistema bancario non è florido. Se consideriamo tutti gli istituti come se fossero una sola banca, la redditività è scesa del 70% con la crisi. Non è quindi auspicabile uno scambio di accuse reciproco tra privati, aziende e banche sulle responsabilità della crisi, e sui presunti eccessi di redditività delle banche. E’ necessario invece puntare su un sistema bancario solido, meno aggressivo che in passato e più prudente. In un sistema che potrà disporre solo di risorse più limitate bisogna puntare sulla meritocrazia, non è possibile concedere credito a tutti (con costi per l’intero paese); il credito va erogato a chi lo merita e forse e proprio questo che manca oggi alle banche, la capacità si selezionare a chi dare credito. Nonostante qualche segnale positivo, bisogna riconoscere che la situazione non è delle migliori. Il successo del collocamento di titoli a rendimento vicino allo zero è un indicatore di paura; la gente preferisce accontentarsi di rendimenti minimi garantiti, parcheggiando magari il denaro per anni. E’ necessario che si rafforzino i controlli affinché tale liquidità disponibile entri nell’economia reale e alimenti il circuito finanziario. Il problema non sono state le regole, quelle sono forse troppe, ma la capacità di controllare. La possibilità di eseguire operazioni finanziarie molto complesse unita alla mancanza negli istituti pubblici e di controllo di risorse umane capaci (le risorse umane migliori finiscono ancora nel privato) ha permesso di eludere quelle regole poste a controllo del sistema finanziario. Non va tuttavia considerato che la crisi sia stata inutile, le banche hanno ristrutturato le proprie attività e rivisto gli organici, e oggi il sistema bancario può ripartire da basi più sane. Quale quindi la soluzione per il modello italiano? E’ necessario tornare ad una banca che sia caratterizzata da un forte ruolo sociale. Cariparma, per esempio, ha puntato fortemente sulla fidelizzazione dei clienti nella convinzione che “mantenere un vecchio cliente è meglio di cercare un nuovo cliente”; ponendo quindi l’attenzione alle vicissitudini umane dei singoli dando risposte concrete e mirate, soprattutto nei momenti difficili della vita. Diversi sono stati gli strumenti messi a punto in questo senso, tra questi, l’anticipo ai pensionati della pensione di circa 10 giorni a tasso zero, in modo da contrastare le difficoltà di bilancio che molti pensionati soffrono nella cosiddetta quarta settimana del mese.
- News - Trans-European transport networks: towards a new policy for meeting future challenges
The European Commission adopted on 4 February a Green Paper setting out the future challenges of its policy for a trans-European transport network (TEN-T). TEN-T policy needs to be realigned to contribute more effectively to objectives aimed at combating climate change and to support Europe’s increasing international role through better infrastructure connections with its neighbours and the wider world. Importantly TEN-T policy also needs to be adapted to strengthen its supporting role for economic and social development within the framework of the Lisbon strategy. The integration of all transport modes and intelligent transport systems can be strengthened if TEN-T policy provided a basis guaranteeing efficient and safe transport services reflecting the future demands of citizens and economic operators. In the light of these challenges and lessons drawn from previous TEN-T policy implementation, the Commission sets out future objectives and proposes three options for TEN-T development, while stressing the need for coherence between planning ambitions and instruments for their implementation. A better integrated trans-European transport network is the basis for efficient, safe, secure and high quality freight and passenger transport. It is crucial for contributing to common European objectives, such us the achievement of climate change objectives, providing better connections between Europe, its neighbours and the wider world and supporting economic and social development in the framework of the Lisbon strategy. Combining all transport modes, making best possible use of fully interoperable intelligent transport systems and assimilating new transport and energy technologies are at the heart of a future-oriented network integration. These three elements support the further development of co-modal transport services for freight and passengers. In the freight sector, such a network development approach is for example vital for the expansion of logistics services which rely on the principle that each transport mode is used according to its respective advantages within the transport chain, while enhancing the efficiency of overall operations both from an economic and environmental perspective. To support co-modal transport services for freight, infrastructure development within the framework of the future TEN-T policy needs to give particular attention to: • the appropriate development of ports’ infrastructure and more efficient hinterland connections to respond to the increasing role of maritime transport; • the integration of fully interoperable and commercially viable rail freight corridors and of Green Corridors; • the removal of bottlenecks on major transport axes; • inter-modal connections, freight handling in urban areas and the potential of air freight transport; • the application of intelligent transport systems for all transport modes and new pricing systems, stimulating efficient infrastructure use. In parallel, necessary infrastructure for co-modal services for passenger transport (such as connections between air and rail services or integrated ticketing) need to be developed too. TEN-T policy will build on what has been achieved before but will also look ahead to exploit new opportunities. A further key component to the successful delivery of TEN-T policy is the range of the instruments available to support its implementation. In this regard the Green Paper highlights a number of possibilities both financial and non financial, stressing the need to establish a good match between the policy ambitions and the availability of suitable instruments. The Commission invites Member States’ governments and the broad range of stakeholders – infrastructure managers and users, researches and investors, economic operators and NGOs, regional and local authorities and interested citizens – to express their views on three proposed options for TEN-T development and on the wider policy objectives. The Parliament is also preparing an own initiative report on the future of the trans-European transport network which is foreseen to be adopted by the plenary in April 2009.
- Incontro con Piero Gnudi
Il 23 marzo si è svolto un incontro con Piero Gnudi, presidente di ENEL, sul tema della politica energetica italiana ed europea. La storia della generazione elettrica in Italia è tra le più antiche al mondo. A Milano, infatti, nel 1883 venne costruita la prima centrale elettrica dell’Europa, la seconda nel mondo, inaugurata per la prima della Scala dello stesso anno. Fino al 1962 i privati furono i protagonisti della generazione elettrica italiana e a partire da questa data lo Stato entrò attivamente nel settore. Anche oggi, dopo la privatizzazione degli anni Novanta, si ricomincia a parlare di un maggiore ruolo dello Stato nell’economia, forse per la particolare importanza del settore. Il problema del nostro Paese è stata un’eccessiva focalizzazione sulla generazione a gas: non possedendo gas, questo significa la necessità di forti importazioni da Paesi quali Algeria, Libia e Russia. In particolare, per quanto riguarda la Russia, si è visto recentemente come la strozzatura dell’Ucraina sia un rischio per i Paesi dell’Europa continentale. E’ quindi importante avere fonti alternative di approvvigionamento. Una delle soluzioni in questo senso potrebbe essere la costruzione di rigassificatori, i quali sono però di difficile realizzazione per la rischiosità percepita dal cittadino. Per il breve periodo, una soluzione è costituita dal risparmio energetico, anche se va rilevato come gli italiani siano già tra coloro che in Europa consumano meno energia per unità di prodotto (probabilmente anche per un maggior costo dell’energia in Italia). Per quanto riguarda le energie rinnovabili, dobbiamo considerare che non vi è garanzia di una disponibilità continuativa, anche se ci si può orientare su alcuni tipi di fonti come l’idroelettrico (ormai largamente sfruttato) o le biomasse. Appare tuttavia difficile che le rinnovabili costituiscano una soluzione di breve periodo, quindi tornare al nucleare sembra rappresentare la chiave. Il nucleare richiede però investimenti rilevanti e, se l’Italia volesse tornare a essere protagonista nel nucleare, saranno necessarie regole precise e la modifica dell’art. 117 della Costituzione. Sarà inoltre necessario gestire meglio l’informazione e la percezione collettiva: in Francia, ad esempio, molti comuni chiedono di avere una centrale nucleare sul proprio territorio perché condividono gli obiettivi del Paese e perché ne traggono dei benefici diretti. L’energia rinnovabile sarà sostenibile se si riuscirà a portare avanti la ricerca. E’ necessario puntare su quest’ultima anche per il fotovoltaico, in modo da riuscire ad avere energia dal sole ad un prezzo accettabile. Anche l’energia da biomassa rappresenta una fonte importante che viene generalmente poco considerata. Il vero problema del nostro Paese è la debolezza energetica che dovrebbe essere affrontata con strumenti forti quali i trattati con gli altri Paesi. Nonostante ENI e ENEL siano aziende leader e godano del supporto del governo indipendentemente dalle coalizioni, spesso non si riesce ad intervenire in maniera decisa sui grandi temi energetici. I governi dovrebbero capire che il problema energetico è un problema di sicurezza nazionale, considerando soprattutto la previsione che forse tra 40 anni i combustibili inizieranno a scarseggiare. Per questo motivo, è fondamentale che l’Italia si impegni nella diversificazione delle fonti.
- Incontro Junior Fellows con Ettore Gotti Tedeschi e Lara Comi
Venerdì 13 novembre 2009 a Milano, nella cornice dell’atelier di Luisa Beccaria, si è svolto il secondo incontro del gruppo Junior di ResPublica in collaborazione con il Centro Studi Tocqueville-Acton. Durante la cena, moderata da Bruno Mastroianni, editorialista di Formiche, gli oltre sessanta giovani presenti hanno potuto ascoltare e dibattere con Ettore Gotti Tedeschi, Presidente dello IOR, sui contenuti dell’enciclica di Benedetto XVI “Caritas in Veritate” e con Lara Comi, europarlamentare, che ha commentato il sistema istituzionale dell’UE, soprattutto alla luce dei nuovi cambiamenti introdotti dal Trattato di Lisbona, soffermandosi inoltre sul tema del rapporto dei giovani con la politica.
- Incontro con Massimo Mucchetti
Massimo Mucchetti a 59 muniti fa il punto sulla crisi finanziaria americana Martedì 30 settembre ha avuto luogo il secondo incontro di “59 minuti con…” l’iniziativa che mira a riunire intorno a un tavolo giovani imprenditori e personalità del mondo sociale ed economico. Relatore dell’incontro, Massimo Mucchetti, vicedirettore del Corriere della Sera, che ha illustrato cause ed effetti dell’attuale crisi nell’economia americana anche alla luce della recente bocciatura del piano Paulson da parte del Congresso. Mucchetti ha sottolineato come la crisi odierna richieda un ripensamento di fondo delle logiche che hanno guidato il mercato in questi anni e che sono state in parte assorbite, pur con differenti gradi, dalle principali economie avanzate. Si è dibattuto quindi sui rischi di un’economia “dopata” che non rispecchia la realtà, e sulle possibili soluzioni che potrebbero essere implementate, sia oggi che nel futuro, per limitare gli effetti della crisi, ed essere maggiormente preparati per affrontare le sfide di domani. Non sono mancati durante l’incontro collegamenti e raffronti con il sistema europeo ed italiano e sulla sua capacità fronteggiare la crisi.
- Pubblicata la lettera al Corriere della Sera del socio Paolo Andrea Colombo, presidente di Enel
Corriere della Sera, 31 gennaio 2012 Caro Direttore, è sempre più evidente che la soluzione della crisi presuppone un’adeguata governance europea, come osservavo su queste colonne lo scorso 14 dicembre. Ma è altrettanto vero che essa ha colto il nostro Paese in condizioni di estrema fragilità, come riflesso dai principali dati di finanza pubblica del periodo1980-2010: 1) la spesa per interessi nel 2010 era pari al 4,5% del Pil, in linea con il dato del 1980 dopo aver raggiunto il picco nel 1993 (12,7%); tale voce è cresciuta esponenzialmente dal 1980 (9 miliardi di euro) sino al 1996 (115 miliardi), per ridursi a 70 miliardi nel 2010 anche per il calo dei tassi d’interesse dopo il trattato di Maastricht; 2) le spese in conto capitale si sono sostanzialmente attestate nel1980-1995tra il 4,5% e il 5,3% del Pil, per ridursi al 3,5% nel 2010; tale andamento spiega il divario infrastrutturale rispetto ai principali Paesi europei, una delle cause del deficit di competitività del Paese; 3) la spesa corrente (al netto degli interessi) è passata da 66 miliardi (32% del Pil) a 670 miliardi (43%); simile andamento per la pressione fiscale, aumentata dal 31% al 43%; 4) il bilancio primario ha registrato una serie ininterrotta di disavanzi, invertitasi nel 1992 con una stagione di avanzi sino al 2008, quando la contrazione del Pil ha riportato il saldo in disavanzo primario; l’indebitamento netto nel periodo considerato ha sempre registrato un deficit; 5) il debito pubblico è passato da 114 miliardi (56% del Pil) nel1980 a1.070 miliardi (122%) nel 1994 per il deficit spending e l’elevato costo del debito; dal 1995 al2007 haregistrato una graduale riduzione sino al 103% grazie soprattutto ai proventi delle privatizzazioni, per risalire a 1.900 miliardi (119%) nel 2010 per la contrazione del Pil dopo la crisi del 2008. In sintesi, la spesa corrente ha sottratto risorse agli investimenti pubblici, ha causato l’aumento della pressione fiscale comprimendo consumi e investimenti privati, ha alimentato il debito pubblico vanificando le privatizzazioni e il calo del costo del debito. La manovra di dicembre, secondo Bankitalia, aumenterà con effetti recessivi la pressione fiscale al 45%, ma era necessaria per la credibilità del Paese e per evitare uno scenario simile a quello greco. È seguita la fase due con una serie di misure «a costo zero» per la crescita: liberalizzazioni, concorrenza, trasparenza, infrastrutture, anche attraverso semplificazioni normative e regolamentari. È prevista inoltre la riforma del mercato del lavoro e quella della giustizia. Ma per favorire l’occupazione e ridurre il rapporto debito/Pil è necessario anche un piano a medio-lungo termine per liberare le risorse per consumi e investimenti, senza creare ulteriore debito ma agendo su due leve: l’attivo (secondo il Mef una migliore gestione di immobili, concessioni e partecipazioni degli enti locali può generare 5-10 miliardi di euro annui); la spesa pubblica, con una riduzione strutturale e una riqualificazione tra spesa corrente e investimenti, nella direzione che il governo ha indicato con la riforma delle pensioni e con l’avvio della spending review. I tagli di spesa lineari hanno consentito al Paese di contenere gli effetti della crisi nel2008-2010; ora vi sono le condizioni per eliminare in modo selettivo gli sprechi, le spese improduttive, le inefficienze. Per non compromettere la qualità dei servizi è necessaria però una riforma degli assetti organizzativi del settore pubblico, adattandoli all’evoluzione dei bisogni della collettività, semplificandone il funzionamento, eliminando funzioni obsolete, cogliendo l’opportunità offerta dal progresso tecnologico. Una riforma che dev’essere affrontata con rigore ed equità, ma anche con misure condivise e solidali: flessibilità e mobilità all’interno del settore pubblico, strumenti per promuovere la professionalità e la meritocrazia, ammortizzatori sociali. Pur avendo effetti sui conti pubblici nel medio-lungo termine, queste misure realizzerebbero due obiettivi: il primo, immediato, di ridurre i costi indiretti (spazi, utenze, acquisti di beni e servizi); il secondo, strutturale, di rendere il settore pubblico più efficiente, più moderno e a regime meno costoso. Ogni punto percentuale di riduzione dell’incidenza della spesa corrente (al netto degli interessi) sul Pil equivale a un risparmio di circa 16 miliardi annui (2,5% dell’attuale livello di spesa), risorse utilizzabili (con quelle derivanti da una migliore gestione dei beni pubblici e dalla lotta all’evasione) per ridurre le imposte su lavoro e imprese, per creare moderni ammortizzatori sociali, per realizzare investimenti pubblici in settori strategici per la crescita; in questo contesto sarebbe giustificata la destinazione «forzosa» di una quota del risparmio privato alla sottoscrizione di titoli di Stato con un rendimento in linea con i Bund tedeschi: ipotizzando un importo di 200 miliardi (il 5% delle attività finanziarie delle famiglie), con uno spread di 500 punti si avrebbero ulteriori risorse per 10 miliardi all’anno. Un simile programma (a complemento delle tre manovre del 2011 e delle ulteriori misure già annunciate) creerebbe quel clima di fiducia indispensabile per rilanciare l’economia e per favorire in Europa il consenso sugli strumenti di stabilizzazione finanziaria (Esm, funzioni della Bce, Eurobond) e su modalità attuative del patto di stabilità più flessibili. Questo governo, per la credibilità e la fiducia di cui gode, può avviare la riforma del Paese risanandone strutturalmente i conti; è una sfida che richiede la volontà collettiva di anteporre l’interesse generale agli interessi di parte, con senso di responsabilità, coesione ed equità. La natura «tecnica» del governo presenta due vantaggi che rendono irripetibile questa occasione: 1) l’assenza di un costo politico che condizioni l’assunzione di misure impopolari; 2) la possibilità di delineare un programma di riforme che si ponga al centro del confronto elettorale del 2013: l’esito di un recente sondaggio dell’Economist (il 49% degli italiani è favorevole alla riduzione della spesa pubblica contro l’8% nel 2009) induce a pensare che gli elettori esprimeranno il voto sapendo distinguere, citando De Gasperi, tra il politico che pensa al risultato elettorale e lo statista che pensa alle generazioni future. Paolo Andrea Colombo Presidente di Enel
- Incontro con Enrico Giovannini
La Fondazione incontra Enrico Giovannini, già Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali e Presidente ISTAT, sul tema “Scegliere il futuro: conoscenza e politica al tempo dei big data”. Durante l’incontro il Prof. Giovannini ha affrontato diverse questioni che hanno riscontrato grande interesse tra i partecipanti all’evento. In particolare, la presentazione si è incentrata sulla statistica quale mezzo efficace per compensare l’asimmetria informativa e soprattutto come mezzo per valutare l’azione politica e le scelte in tema di politiche pubbliche. È stato evidenziato il ruolo cruciale dei media nella diffusione delle notizie e in particolare nei meccanismi che consentono ad un istanza sociale di divenire una questione politica. Altro tema considerato è quello legato alla mancanza di competenze linguistiche, matematiche e informatiche che caratterizza la popolazione italiana, così come delineato dall’ indagine PIAAC – OSCE (Programme for the International Assessment of Adult Competencies, 2012), carenze che espongono gli italiani al rischio della propaganda politica. Di seguito il link della ricerca: http://skills.oecd.org/documents/OECD_Skills_Outlook_2013.pdf
- Uscita di Sicurezza - Il nuovo libro di Giulio Tremonti in libreria dal 25 gennaio
Mettere l’ordine al posto del caos; separare l’attività produttiva dall’attività speculativa; chiudere la bisca della finanza, in modo che siano i giocatori e non noi a pagare per le perdite sulle puntate; ristabilire il primato delle regole; pensare a investimenti pubblici in beni di interesse collettivo. Solo così, mettendo la ragione al posto degli spread, l’uomo al posto del lupo, il pane al posto delle pietre, si può uscire da questo mostruoso videogame in cui siamo entrati senza capirlo e senza volerlo. In questo libro c’è la traccia per arrivare insieme all’uscita di sicurezza. Visita www.giuliotremonti.it
- EIN Summer University & European Ideas Fair 2005 - Lisbona
European Ideas Network – il think tank pan-europeo creato dal gruppo PPE-DE del Parlamento europeo – nasce come luogo di unione di politici, accademici, giornalisti, imprenditori, consiglieri politici ed esperti esterni per la discussione delle maggiori questioni che riguardano la politica dell’Unione europea. Seguendo il successo ottenuto nelle precedenti summer universities a Oxford (2002), El Escorial (2003) e Berlino (2004), a Lisbona si svolgerà un meeting a porte chiuse per un libero scambio di opinioni. La Summer University sarà seguita da un forum pubblico chiamato European Ideas Fair che prevede la partecipazione di intellettuali ed esponenti politici di primo piano ed offre un’opportunità di dibattito ai think tank e alle fondazioni del centro-destra sulla base dei lavori svolti e delle prospettive di lavoro congiunto.
- Incontro con Paola Severino
Si è svolto lo scorso 15 aprile presso Fondazione ResPublica l’incontro con Paola Severino Ministro della giustizia sul tema “La giustizia per la crescita”. Il Ministro ha offerto un’analisi puntuale della situazione della giustizia in Italia soffermandosi in particolare sugli effetti che essa determina sulla crescita. Non c’è infatti una crescita duratura, credibile e sostenibile senza giustizia civile affidabile che sia capace, in tempi certi, di tutelare i diritti e rendere effettivi i doveri. Il tema della giustizia è anche direttamente collegato alla questione degli investimenti stranieri, che difficilmente l’Italia riuscirà a incentivare e trattenere con una macchina giudiziaria spesso incapace di garantire una risposta di giustizia tempestiva. Di seguito il link del comunicato stampa del 11 marzo 2014 – “Verso un vero spazio europeo di giustizia: più fiducia, mobilità e crescita”, European Commission – IP/14/233 11/03/2014: https://ec.europa.eu/commission/presscorner/detail/it/IP_14_233
- Mobility Conference - 9° Edizione
Il 7 e 8 febbraio si terrà a Milano la nona edizione della Mobility Conference: un appuntamento importante per affrontare temi e problematiche legate allo sviluppo del sistema delle infrastrutture, della mobilità e dei trasporti in Italia. La Mobility Conference, organizzata in collaborazione e col contributo della Camera di Commercio di Milano, vedrà la partecipazione di esponenti di imprese che offrono prodotti e servizi sui temi delle infrastrutture, accademici e numerosi rappresentanti delle Istituzioni europee, nazionali, regionali e locali. Un importante elemento di novità di questa edizione è rappresentato dall’ampliamento dei temi trattati nell’evento, a cui si aggiungono anche gli scenari energetici del Paese. Questo ampliamento corrisponde alla volontà degli organizzatori di utilizzare sempre più questa occasione per dibattere aspetti fondamentali per il rilancio della competitività del sistema economico e produttivo locale e nazionale. All’interno del workshop “Finanziare le infrastrutture: strumenti e proposte per superare i vincoli della finanza pubblica” interverrà in qualità di relatore Eugenio Belloni, presidente di Fondazione ResPublica. Per maggiori informazioni sul programma dei lavori: www.mobilityconference.it
- Presentazione del libro "Il Risveglio del Dragone - Moneta, Banche e Finanza in Cina"
Mercoledì 13 gennaio si è svolta presso la Pontificia Università della Santa Croce a Roma la presentazione del libro “Il Risveglio del Dragone – Moneta, Banche e Finanza in Cina” di Michele Bagella e Rosario Bonavoglia. Ospite dell’incontro, organizzato da ResPublica in collaborazione con Formiche, il Ministro all’Economia Giulio Tremonti. L’incontro, al quale è stato presente anche l’Ambasciatore Cinese in Italia Sun Yuxi, è stato animato dagli interventi, moderati da Paolo Messa, di Alberto Bombassei (Vice Presidente Confindustria e Presidente Brembo), Mario Zanone Poma (Presidente Mediocredito Italiano), Ettore Gotti Tedeschi (Presidente IOR), Michele Norsa (AD Ferragamo), Paolo Savona (Presidente Banca di Roma), Luigi Paganetto (Preside della Facoltà di Economia di Tor Vergata) e dell’Ambasciatore Giovanni Castellaneta (Presidente SACE). Nelle conclusioni, il Ministro Tremonti ha sottolineato come, nella crescente importanza della Cina per l’economia globale, siano richiesti continui contatti tra il mondo imprenditoriale italiano e quello cinese. Tremonti ha lodato le capacità del governo cinese nella strategia di risposta alla crisi e ha auspicato la ricerca di un nuovo equilibrio, in ambito politico e non solo economico, in forum maggiormente inclusive dei paesi protagonisti del mondo attuale. Di seguito la registrazione audio dell’incontro: http://www.radioradicale.it/scheda/294994?format=32










