Fondazione
Visione e Missione

La nostra visione
Esistono due visioni fondamentali e diverse di cosa è lo Stato, la Res Publica della modernità.
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Nella prima visione, quella comune all'autoritarismo di destra ed alla tradizione socialista, lo Stato ha una natura e dei fini propri, superiori a quelli degli individui. Questi ultimi acquisiscono dignità di cittadini grazie ed in funzione dello Stato.
Tutti i diritti che essi possiedono, da quelli civili a quelli di proprietà, sono sempre e soltanto dei droits octroyés, concessi e quindi revocabili in base ad una logica che è quella del "bene" dello Stato. In questa visione le Costituzioni hanno sempre come scopo primario quello di organizzare i poteri dello Stato, da quello legislativo a quello esecutivo a quello giudiziario.
Questa visione si è congiunta con l'idea del dominio assoluto delle maggioranze politiche. Tutti i diritti individuali discendono da un atto di volontà di queste ultime, e sono da esse sempre limitabili e revocabili. Tra livello costituzionale e livello politico non vi è una differenza qualitativa, di principio e di regole, ma semplicemente una differenza quantitativa.
Le Costituzioni servono così a rendere funzionalmente efficace ed internamente coerente l'esercizio del potere derivante dal sostegno maggioritario. E la politica finisce con l'assorbire tutta l'area delle istituzioni.
Nella seconda visione, che è invece coerente con la concezione politica del cattolicesimo, più in generale del cristianesimo, e poi tipica del liberalismo, lo Stato trae la propria origine e la propria giustificazione dai diritti degli individui. Il suo scopo è quello di proteggerli e di promuoverli, attraverso la creazione di un'area di azione collettiva che permette di produrre quei "beni pubblici" dai quali traggono benefici tutti i cittadini, senza eccezioni. In questa visione le Costituzioni definiscono le norme e le procedure che proteggono e promuovono i diritti individuali, che non sono generati dalle Costituzioni ma le precedono, tanto sul piano morale quanto su quello giuridico. Sia la creazione dei poteri dello Stato, sia il loro esercizio, si giustificano in quanto si dimostrano essere strumenti adeguati per proteggere e promuovere i diritti nelle diverse circostanze storiche.
Tra piano costituzionale e piano politico vi è una differenza qualitativa, che discende dalla differenza essenziale che vi è tra interessi generali ed interessi che sono propri di una parte di cittadini, fosse pur essa una parte maggioritaria.
La cultura dello Stato che noi vogliamo diffondere deriva da questa seconda visione. Lo Stato è quindi l'insieme dei valori e degli interessi che accomuna tutti i cittadini. Non deve essere né il luogo geometrico dello scambio corporativistico di interessi, né lo strumento della prevaricazione delle maggioranze sulle minoranze. Uno Stato di questo tipo perde la sua legittimazione di fronte all'opinione pubblica, perché esso non viene percepito come al di sopra degli interessi di parte, ma come strumento dei più forti a danno dei più deboli, tanto politicamente quanto economicamente. E perde anche la sua capacità di decisione nelle questioni che sono veramente di interesse generale, perché si trasforma in controparte degli interessi settoriali, e la sua azione viene guidata dal solo criterio della raccolta del consenso elettorale.
Il nostro obiettivo è uno Stato moderno, forte ed autorevole che, nel rispetto e nella promozione dei diritti dei cittadini, sappia garantire le istituzioni e le politiche indispensabili per lo sviluppo dell'economia, del lavoro, e della società nel suo complesso. Questa è la Res Publica che vogliamo contribuire a costruire per l'Italia e per l'Europa dei nostri giorni.
La missione della Fondazione
Le mutazioni in atto condizionano le categorie politiche ereditate dal Novecento. Se la realtà cambia, anche la politica deve cambiare. Se la politica resta ferma, prima o poi sarà la realtà a cambiarla. La forte intensità ideologica novecentesca è finita. Si apre una nuova fase che non può basarsi solo sul reset delle vecchie ideologie.
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Se è vero che il tempo presente non è tempo di grande produzione culturale, è però anche vero che il peso specifico della cultura residua è vistosamente cresciuto. Rarefacendosi l'atmosfera culturale, cultura e politica sono sempre più a ridosso e la prima esercita un peso crescente sulla seconda.​
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Grande è la nostra attenzione nei confronti di tutti coloro che, pur appartenendo alla storia culturale e civile di molti di noi, sono ancora incerti nella ambiguità della politica italiana dei nostri giorni.​
​La Fondazione, nella sua libertà, è nella condizione per servire la politica ispirandosi alla tradizione liberale e cristiano-liberale e legata alle forze politiche più coerentemente si collega alle forze politiche che, in tutta Europa, sono alternative a ciò che resta del modello socialista. ​
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La chiarezza di posizione non vuol dire confusione di ruoli con la politica. E tuttavia la politica che si fa nei partiti e nelle istituzioni non ha sempre tempo per riflettere e per sperimentare.
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Raramente c'è lo spazio per un libero confronto con idee e proposte diverse. La politica ha infatti il vincolo doveroso della responsabilità verso il Paese anche quando vorrebbe avanzare idee innovative non ancora
mature o accettate.
La Fondazione ha invece il tempo e lo spazio necessari: nessuno le pone vincoli che non siano quelli della coerenza con la propria matrice ideale e civile. Res Publica ha il compito di preparare e formare al momento dell'azione politica partendo da una chiara impostazione dei valori, con autonomia ma non con disimpegno intellettualistico.
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La Fondazione, nella sua libertà, è nella condizione per servire la politica.
Lo fa ponendosi il vincolo di una indipendenza che si conquista con la serietà scientifica dei contenuti e con il rigore del modo di operare.