Il 23 marzo si è svolto un incontro con Piero Gnudi, presidente di ENEL, sul tema della politica energetica italiana ed europea. La storia della generazione elettrica in Italia è tra le più antiche al mondo. A Milano, infatti, nel 1883 venne costruita la prima centrale elettrica dell’Europa, la seconda nel mondo, inaugurata per la prima della Scala dello stesso anno.
Fino al 1962 i privati furono i protagonisti della generazione elettrica italiana e a partire da questa data lo Stato entrò attivamente nel settore. Anche oggi, dopo la privatizzazione degli anni Novanta, si ricomincia a parlare di un maggiore ruolo dello Stato nell’economia, forse per la particolare importanza del settore.
Il problema del nostro Paese è stata un’eccessiva focalizzazione sulla generazione a gas: non possedendo gas, questo significa la necessità di forti importazioni da Paesi quali Algeria, Libia e Russia. In particolare, per quanto riguarda la Russia, si è visto recentemente come la strozzatura dell’Ucraina sia un rischio per i Paesi dell’Europa continentale. E’ quindi importante avere fonti alternative di approvvigionamento. Una delle soluzioni in questo senso potrebbe essere la costruzione di rigassificatori, i quali sono però di difficile realizzazione per la rischiosità percepita dal cittadino.
Per il breve periodo, una soluzione è costituita dal risparmio energetico, anche se va rilevato come gli italiani siano già tra coloro che in Europa consumano meno energia per unità di prodotto (probabilmente anche per un maggior costo dell’energia in Italia).
Per quanto riguarda le energie rinnovabili, dobbiamo considerare che non vi è garanzia di una disponibilità continuativa, anche se ci si può orientare su alcuni tipi di fonti come l’idroelettrico (ormai largamente sfruttato) o le biomasse.
Appare tuttavia difficile che le rinnovabili costituiscano una soluzione di breve periodo, quindi tornare al nucleare sembra rappresentare la chiave.
Il nucleare richiede però investimenti rilevanti e, se l’Italia volesse tornare a essere protagonista nel nucleare, saranno necessarie regole precise e la modifica dell’art. 117 della Costituzione. Sarà inoltre necessario gestire meglio l’informazione e la percezione collettiva: in Francia, ad esempio, molti comuni chiedono di avere una centrale nucleare sul proprio territorio perché condividono gli obiettivi del Paese e perché ne traggono dei benefici diretti.
L’energia rinnovabile sarà sostenibile se si riuscirà a portare avanti la ricerca. E’ necessario puntare su quest’ultima anche per il fotovoltaico, in modo da riuscire ad avere energia dal sole ad un prezzo accettabile. Anche l’energia da biomassa rappresenta una fonte importante che viene generalmente poco considerata.
Il vero problema del nostro Paese è la debolezza energetica che dovrebbe essere affrontata con strumenti forti quali i trattati con gli altri Paesi. Nonostante ENI e ENEL siano aziende leader e godano del supporto del governo indipendentemente dalle coalizioni, spesso non si riesce ad intervenire in maniera decisa sui grandi temi energetici. I governi dovrebbero capire che il problema energetico è un problema di sicurezza nazionale, considerando soprattutto la previsione che forse tra 40 anni i combustibili inizieranno a scarseggiare. Per questo motivo, è fondamentale che l’Italia si impegni nella diversificazione delle fonti.