“The audacity of hope” di Barack Obama - Recensione
Aggiornamento: 29 ago 2022
The Audacity of Hope, è il secondo libro di Obama e merita di essere commentato. Obama elabora con uno stile ed un ritmo pacato ed elegante, un’analisi profonda di quei temi che la politica statunitense, ma in realtà qualunque paese occidentale, è obbligata ad affrontare con urgenza. Descrizione Generale. Il libro si compone di un prologo, nove capitoli ed un epilogo. In totale 364 pagine di testo. I capitoli sono dedicati ai rapporti tra i Democratici e i Repubblicani, i valori come fondamento dell’azione politica(Values), la Costituzione politica statunitense (Our Constitution), il modo di fare politica (Politics), il concetto di “opportunità”, ad esempio economica, la fede religiosa (Faith) la razza (Race), la politica estera (The World Beyond our Borders), e la famiglia (Family).L’epilogo è dedicato a ricordare le circostanze del discorso che Obama ha pronunciato alla Convenzione Nazionale democratica nel giugno del 2004, impostato sul titolo di questo libro, qualcosa di simile all’“Audacia di Sperare”, discorso che ha provocato un enorme impatto.Obama spiega che l’origine di questo pensiero proviene da una cerimonia religiosa nel corso della quale il Reverendo J.A Wright lo utilizzò durante il sermone. Rassegna. The Audacity of Hope, è il secondo libro di Obama e merita di essere commentato.In precedenza aveva pubblicato Dreams from My Father. Obama elabora uno stile ed un ritmo pacato ed elegante, un’analisi profonda di quei temi che la politica statunitense, ma in realtà qualunque paese occidentale, è obbligata ad affrontare con urgenza. Il prologo sembra indicare che ci troviamo davanti ad un libro destinato solo a farci conoscere il personaggio, a creare nel lettore un limpido profilo di artista e ragazzo, mentre in realtà stiamo leggendo un opera di profonda riflessione politica, grave ed essenzialmente onesta e pertinente. Se qualcosa può spiegare la focalizzazione di Obama, è la totale assenza di semplicità o di manicheismo, salvo in qualche concessione occasionale su alcuni temi che, senza dubbio, sono eccezionali ed occupano un posto molto periferico nello svolgersi degli argomenti. Si tratta, seriamente, di un libro scritto, anzi molto ben scritto, da un democratico, ma da un democratico né dogmatico né ingenuo, che non ostenta nessuno dei vizi intellettuali o morali che possono risultare odiosi per un repubblicano. Il pensiero di Obama è complesso, serio e sofisticato, ed il personaggio può essere descritto non come un centrista o moderato, ma come prudente e riflessivo. Può essere inevitabile pensare che si tratti di un atteggiamento accuratamente disegnato per favorire un avvicinamento dell’elettorato più esigente, però esiste un ragionamento che precede le prese di posizione del Senatore che in nessuna maniera può definirsi superficiale in nessuno degli argomenti trattati.Obama è favorevole ad accettare il diritto all’aborto e si è opposto alla guerra in Iraq, però se non fosse per questi due temi, che sono gli unici che potrebbero creare uno scontro ideologico rispetto alla politica e ai principi generalmente promossi dalla nostra Fondazione, si può parlare di un pensiero tipicamente democratico, esclusi alcuni di una posizione equivalente a quelli della sinistra italiana. Obama ritiene che i valori dello sforzo, del merito e la ricompensa ottenuta devono essere il fondamento della politica e le politiche, è favorevole a riformare i programmi di attenzione sociale e di rivedere il concetto di discriminazione positiva se non addirittura di sradicarlo; crede che la religione sia un aspetto essenziale nella vita di qualunque paese civile e debba essere rispettata ed apprezzata secondo una linea che ricorda molto quella di N. Sarkozy; realizza un disegno di politica estera statunitense che si basa esattamente sui principi che ispirano le posizioni neocon, nonostante il linguaggio sia diverso. Obama non esclude gli interventi preventivi né l’unilateralità, anche se preferisce la multilateralità; richiama l’attenzione sui limiti dell’ONU come assemblea utile, e sulla sua scandalosa tendenza alla corruzione, e precisa che la minaccia del megaterrorismo non è una invenzione di Bush o dei suoi falchi, ma un grave problema che va affrontato seriamente e subito. Crede che il discorso di Bush che lega la sicurezza degli Stati uniti a quella del resto del mondo sia essenzialmente corretto e che l’isolamento non sia una semplice opzione. Si dichiara inoltre moderatamente ammiratore di Reagan. Richiede una riforma scolastica che renda prestigio agli educatori e alla cultura, conosce il limite del protezionismo economico e ritiene sia necessaria l’apertura reale dei mercati internazionali; è cosciente degli enormi problemi che può creare una immigrazione non regolamentata, e stabilisce che, nonostante ciò che affermano i suoi compagni di partito, la cui forma critica frequentemente, lo Stato del Welfare debba essere profondamente riformato perché sia vivibile e giusto.I suoi ragionamenti sui vantaggi della globalizzazione sono perfettamente chiari. Nel corso del libro si possono trovare temi sui quali Obama non è abbastanza profondo: il caso di Terry Schiavo, la parzialità dei media, le ragioni della guerra in Iraq, i motivi del degrado della vita pubblica americana, il matrimonio tra omosessuali, l’impatto reale dei cambiamenti climatici e altri.Nonostante ciò, Obama è molto lontano dalla letteratura divulgativa, ed una sorprendente maggioranza delle sue idee e dei suoi valori politici possono perfettamente essere assunti come basicamente corretti per un liberalismo moderato e cosciente della straordinaria complessità dei problemi che deve affrontare l’Occidente. E’ in ogni caso un uomo con cui si può lavorare e probabilmente arrivare a degli accordi. Inoltre nel libro ci sono altre due virtù. La prima è una riflessione di fondo prudente e moderata sui principi fondamentali dell’ordinamento liberal-democratico, che abbastanza di frequente si avvicina tra quelli che sono i nostri e quelli della social-democrazia. Questa riflessione merita di essere situata tra le più meritevoli di questa analisi. Obama è fin troppo preoccupato dalla libertà positiva – la capacità di prendere parte ai fatti pubblici- però non è pensabile che un Senatore Afro Americano prescinda da questo tema. Il suo merito è che esclude e condanna ogni vittimismo razzista, senza per altro negare la tragica verità della segregazione. Questo pensiero nasce da una innegabile conoscenza della storia delle idee politiche. La seconda virtù è l’intimità con cui molto spesso si mette a nudo di fronte al lettore. Obama parla della sua fede, delle sue paure, della sua famiglia, di suo padre assente e di sua madre morta di cancro, per rendere pubbliche le ragioni profonde della sua vocazione politica, senza che sia percettibile alcun autocompiacimento nel sentimentalismo. Obama si mostra come uomo e come politico, in modo che a prescindere dalle divergenze ideologiche che si possono avere verso il suo pensiero, si guadagna il rispetto dei lettori. The Audacity of Hope , è un libro che vale la pena di leggere, per i contenuti, e che si pensa sarà necessario conoscere se, come molti prevedono e sperano, Obama vincerà le elezioni.