News - Cambiamenti climatici: il Commissario Dimas sollecita progressi concreti verso patto globale
Il commissario europeo per l’Ambiente, Stavros Dimas, ha lanciato il 27 marzo un appello affinché i negoziati delle Nazioni Unite, che prendono avvio domenica 29 marzo, realizzino progressi concreti verso un nuovo accordo ambizioso di portata globale volto a lottare contro i cambiamenti climatici. Le riunioni, che si svolgono a Bonn, in Germania, fino all’8 aprile, costituiscono un primo giro di negoziati dopo la conferenza dell’ONU sul clima dello scorso dicembre, svoltasi a Poznan, in Polonia, che si è pronunciata a favore della trasformazione del processo in negoziato in debita forma. Il nuovo accordo globale, che entrerebbe in vigore nel 2013, dovrebbe essere concluso alla conferenza dell’ONU sul clima a Copenaghen in dicembre. “A meno di nove mesi da Copenaghen, le riunioni di Bonn devono assolutamente ampliare le zone di consenso, ridurre i punti di disaccordo e favorire un terreno d’intesa in modo che i negoziati possano realizzare progressi concreti,” ha dichiarato il commissario Dimas. “Negli ultimi due mesi l’UE ha presentato una visione articolata in vista dell’accordo di Copenaghen. Ora guardiamo ai nostri partner affinché sostengano le nostre posizioni o propongano alternative costruttive”.
La strada per Copenaghen. I negoziati ONU volti a elaborare un accordo globale per il clima per il periodo successivo al 2012, data in cui scadono gli obiettivi del protocollo di Kyoto in materia di emissioni, sono iniziati un anno fa. Nel 2008 si sono svolti quattro incontri. La riunione di Bonn costituisce la prima delle tre sessioni negoziali a livello ufficiale previste quest’anno per preparare la conferenza di Copenaghen di dicembre. Si tratta anche della prima sessione da quando il presidente Obama, che ha impegnato gli Stati Uniti a condurre la lotta contro i cambiamenti climatici, è entrato in carica in gennaio. I negoziati seguono due filoni paralleli. Un filone affronta l’azione di cooperazione a lungo termine sotto l’egida della Convenzione quadro dell’ONU sui cambiamenti climatici, della quale gli Stati Uniti sono parte. L’altro si concentra sull’elaborazione di impegni per il periodo post-2012 inerenti alle emissioni di gas a effetto serra nei paesi industrializzati ai sensi del protocollo di Kyoto, che gli Stati Uniti non hanno ratificato.
La conferenza di Bonn. I dibattiti nell’ambito della Convenzione quadro dell’ONU sui cambiamenti climatici si fonderanno su un documento che enuncia le componenti di un accordo basato su proposte e idee presentate dalle parti. Tale documento, elaborato dalla presidenza dei negoziati nell’ambito di questo filone, intende concentrare il processo negoziale definendo aree di convergenza, esplorando opzioni per affrontare i punti di divergenza ed individuando le lacune che vanno colmate prima di poter giungere ad un accordo. Il risultato di tali negoziati informerà un primo progetto dell’accordo di Copenaghen che dev’essere presentato in tempo per la prossima sessione di negoziati in giugno. I negoziati riguardanti ulteriori impegni in materia di emissioni per i paesi industrializzati ai sensi del protocollo di Kyoto affronteranno un elenco di temi definiti dalla conferenza di Poznań, temi che comprendono l’entità della riduzione delle emissioni che va realizzata dai paesi industrializzati come gruppo, i contributi delle singole parti a tale obiettivo e il periodo di tempo entro il quale vanno realizzate le riduzioni. I negoziati saranno alimentati da consultazioni o da seminari che precederanno le sessioni e riguarderanno l’entità delle riduzioni delle emissioni necessarie, il futuro dei meccanismi di mercato previsti da Kyoto e le norme per tener conto dell’uso dei suoli e della silvicoltura nel calcolo delle emissioni.
La posizione dell’UE. Sulla base di una comunicazione adottata dalla Commissione alla fine di gennaio 2009, l’UE ha presentato una posizione articolata sull’accordo di Copenaghen in una serie di conclusioni del Consiglio, in particolare quelle adottate dal Consiglio Ambiente del 2 marzo e le conclusioni della Presidenza del Consiglio europeo del 19 e 20 marzo. Anche il Parlamento europeo vi ha contribuito tramite una relazione d’iniziativa. L’obiettivo dell’UE consiste nel limitare il riscaldamento globale medio a meno di 2°C al di sopra della temperatura del periodo preindustriale (circa 1,2°C al di sopra di quella attuale); oltre quella soglia gli scienziati hanno dimostrato che il rischio di cambiamenti ambientali irreversibili e probabilmente catastrofici diverrebbe molto superiore. L’UE propone che i paesi industrializzati come gruppo riducano, entro il 2020, le emissioni di gas serra del 30% rispetto ai livelli del 1990 e che i paesi in via di sviluppo, in particolare le grandi economie emergenti, limitino, entro la stessa data, la crescita delle loro emissioni collettive del 15-30% rispetto ai livelli che si registrerebbero se la situazione rimanesse immutata. L’UE riconosce che i paesi industrializzati dovranno sostanzialmente incrementare il contributo finanziario del settore pubblico e privato al fine di aiutare i paesi in via di sviluppo a limitare l’aumento delle emissioni e ad adattarsi ai cambiamenti climatici ed è disposta a fare equamente la sua parte. Si prevede anche che un ampliamento del mercato internazionale del carbonio avrà un ruolo importante nel contribuire a limitare e ridurre le emissioni con costi minimi.