Durante l’incontro organizzato dalla Fondazione Res Publica, Jacques Attali ha svolto una riflessione sulle trasformazioni socio-economiche in atto nel nostro Paese e in Europa in generale e sul connesso tema delle riforme necessarie per affrontare tale cambiamento.
In apertura, il Presidente della Fondazione ha ricordato l’attuale felice momento perché finalmente è possibile parlare di problemi e prospettive a lunga scadenza sulla base di autorevoli libri e pubblicazioni:
• “La Paura e la speranza” – G. Tremonti; • Breve storia del futuro” – J. Attali;
• Rapport de la Commission Attali;
• “The world in 2025” – European Ideas Network. Situazione Generale. Secondo Attali, la situazione economica che stiamo attraversando non solo a livello europeo, ma a livello globale comporterà, secondo l’analisi fornita, una importante riduzione della crescita in Europa, con rilevanti conseguenze di tipo occupazionale e sociale. I governi al potere in questa fase così delicata non saranno in grado di far fronte a molte delle promesse elettorali e dovranno prendere decisioni impopolari che deluderanno inevitabilmente il proprio elettorato. Per coloro che devono affrontare le elezioni in questo periodo, è pertanto difficile immaginare un rinnovo della fiducia o una vittoria significativa sugli avversari. In questa prospettiva, un errore che i governi europei devono evitare è quello di promettere delle soluzioni a breve termine per problemi a lungo termine. L’unica via d’uscita per affrontare questa fase di recessione è quella di fissare degli obiettivi di lungo periodo e identificare i metodi per raggiungerli, tramite riforme profonde, urgenti, non necessariamente tutte previste nel programma del candidato premier e che non porteranno miracolistici effetti immediati. Sostiene Attali che non è sempre premiante inserire le riforme nel programma elettorale: essendo impopolari rischiano di influire negativamente sull’esito delle votazioni. Ma una volta vinte le elezioni, il capo del nuovo governo dovrà avviare le riforme prima possibile (come esempio, è stato citato il caso di Tony Blair, che ha avviato riforme significative che non aveva inserito nel programma elettorale). Le riforme. Per evitare che la situazione degeneri è necessario intervenire con riforme importanti. Le riforme – ha sostenuto Attali – non sono né di destra né di sinistra: sono giuste. Per questo egli ritiene che “la mano non deve tremare” : le riforme devono essere fatte, anche se impopolari. Anzi, in questo sta proprio la differenza tra il politico e lo statista: quest’ultimo infatti è in grado di assumersi il rischio di diventare impopolare nel giro di 24 ore. Il risultato della Commissione Attali istituita in Francia è che oggi una proposta su due elaborata dal think thank voluto da Sarkozy diventerà legge, nonostante il rischio di impopolarità (è stato citata a questo proposito, la riforma di liberalizzazione dei taxi). L’Italia e la Francia – sostiene Attali – condividono le stesse sfide per la competitività nel villaggio globale e molte delle proposte del piano Attali potrebbero essere prese in considerazione per l’Italia. Le infrastrutture. Per quanto riguarda le infrastrutture, ad esempio, per l’Italia sarebbe strategica la creazione di un grande porto. Il suggerimento di Attali parte dalla considerazione che già due volte nella storia l’Italia è stata una potenza mercantile dominante in Europa, con Venezia prima e Genova poi. Lo sviluppo di un porto importante per il Mediterraneo consentirebbe all’Italia di estendere le sue relazioni internazionali, poiché nel nuovo equilibrio economico mondiale gli Stati Uniti non sono più il baricentro del mondo, pesantemente spostato ad Oriente, e nuovi protagonisti sono entrati in gioco. La ricerca. In questo nuovo equilibrio, diventa fondamentale lo “scambio di cervelli” tra i Paesi: rilanciare le università è una delle principali sfide del domani. Già oggi l’India non riesce a soddisfare la domanda interna di ingegneri. L’impegno è quello di formare “cervelli del domani” europei, o comunque formati presso centri di eccellenza europei. L’Italia nello specifico ha dato al mondo una “classe creativa” importante che ha contribuito al progresso del Paese. Negli ultimi secoli ha ridotto il suo ruolo sulla scena mondiale, ma con un buon investimento nelle università potrà formare o accogliere scienziati, finanziatori, creatori d’impresa che oltre ad amministrare, saranno in grado di assumersi dei rischi con l’obiettivo della crescita e dello sviluppo. La finanza. Un’altra sfida importante per l’Italia è la creazione di una grande piazza finanziaria: ci sono tutti gli elementi perché Milano lo diventi. L’educazione. Tra le proposte della Commissione per la liberazione della crescita presieduta dallo stesso Attali, molto spazio assumono inoltre le riforme relative al sistema educativo, alla formazione degli insegnanti (dagli asili nido all’università), allo sviluppo della ricerca in biotecnologie e all’innovazione.Internet deve essere promosso in Francia come in Italia, perché si deve garantire l’accesso universale alla banda larga. La BEI. Un ruolo chiave in questo senso lo svolge anche la Banca Europea degli Investimenti, che dovrebbe finanziare più progetti di ricerca e innovazione nei nostri Paesi. Tali programmi di investimento nell’innovazione e nella tecnologia sono fondamentali per un Paese che deve competere con i nuovi giganti.