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EIN: un network europeo di idee in vista del 2025

L’acronimo anglosassone EIN può dirci poco. Ma European Ideas Network nasce nel 2002 come luogo aperto di riflessione in seno al Gruppo del Partito Popolare Europeo – Democratici Europei (PPE-DE) al Parlamento europeo. Questa rete può essere considerata “il think tank dei think tank di area centro-destra” e converge su Bruxelles più che altro per questioni logistiche, in quanto fa della sua necessaria eterogeneità un vantaggio competitivo.

Oltre ad una quarantina di fondazioni e think tank (tra le quali la tedesca Konrad Adenauer Stiftung, la spagnola FAES, la francese Fondation pour l’Innovation Politique e l’italiana Fondazione Res Publica) e agli eurodeputati stessi, EIN riunisce opinionisti, giornalisti, imprenditori e accademici provenienti da tutta Europa e non solo. Ogni anno si svolge la Summer University con conferenze e tavole rotonde che chiudono il ciclo annuale di attività di dodici gruppi di lavoro dedicati a temi che vanno dall’energia all’innovazione, dalla politica estera alla governance dell’UE. Nel 2007 si è svolta a Varsavia la sesta edizione della Summer University, nel 2008 toccherà a Stresa dal 18 al 20 settembre. In questa occasione partecipano oltre trecento persone con conferenze e tavole rotonde aperte a tutti. Nelle scorse edizioni hanno partecipato, tra gli altri, José Manuel Durão Barroso, Angela Merkel, Edouard Balladur, Hans-Gert Poettering, José María Aznar, Viktor Orban, Lech Walesa, Garry Kasparov, Bernard-Henri Lévy, e Jeremy Rifkin. Nel corso del 2007, EIN ha condotto un importante progetto “Il mondo nel 2025: Come l’Unione Europea dovrà rispondere alle sfide”che nasce dalla pubblicazione di due analisi: “Mapping the Global future” del National Intelligence Council (Washington), e “The New Global Puzzle: What World for the EU in 2025” del European Institute for Security Studies (Parigi). Le conclusioni del dibattito svoltosi nell’EIN ha portato ad un documento articolato in quattro macro-aree: 1) La globalizzazione e l’economia digitale 2) La demografia e l’immigrazione 3) Il terrorismo e la sicurezza 4) L’energia e l’ambiente La globalizzazione e l’economia digitale. Entro il 2060, la Cina e l’India rappresenteranno probabilmente il 50% del PIL mondiale, cosa che era già avvenuta nel 1820. Questa riapparizione dell’Asia come potenza economica mondiale comporterà per l’Europa una sfida profonda e spetterà agli europei determinare se questo futuro declino relativo dell’Europa rispetto all’ascesa dell’Asia rimarrà, nei prossimi vent’anni, l’effetto collaterale di una semplice marcia di avvicinamento o significherà per l’Europa l’inizio di un processo che la vedrà definitivamente superata da paesi più dinamici. Esiste un’unica possibile strategia per l’Europa: portarsi all’avanguardia dell’era dell’informazione e deve riuscire a padroneggiare un’economia basata sulle conoscenze, dal momento che le tecnologie dell’informazione ormai permeano ogni settore politico. Un simile compito non sarà semplice; per capovolgere la tendenza in atto, gli elementi fondamentali saranno rappresentati dall’educazione, dall’innovazione e dallo spirito imprenditoriale. A tale scopo, l’Europa dovrà liberarsi delle rigidità e delle regole mercantilistiche che reprimono lo sviluppo di una mentalità imprenditoriale dinamica. La demografia e l’immigrazione. Attualmente, il numero di nascite annuali ogni mille persone a livello mondiale è di 21; negli Stati Uniti è di 14; in Europa è di 10. Se queste tendenze saranno confermate, i loro effetti si radicheranno profondamente in tutti gli aspetti della vita europea, ivi compresi le pensioni, i trasporti, gli alloggi ecc. Per affrontare sia le sfide sia le opportunità offerte dai cambiamenti demografici, i responsabili del processo decisionale in sede europea dovranno promuovere tassi di natalità più alti, elevare l’età pensionabile o del collocamento a riposo, aumentare i tassi di partecipazione alla forza lavoro, stimolare una maggiore produttività dei lavoratori esistenti, incoraggiare il lavoro a orario ridotto e l’adattabilità dei lavoratori tramite incentivi normativi e finanziari. In materia d’immigrazione, i paesi UE dovranno riconsiderare le scelte normative in tale settore, attualmente sbilanciate a favore di lavoratori non qualificati, e sostituirle, almeno in parte, con politiche che facilitino l’immigrazione di lavoratori qualificati. Dovrebbero essere intraprese iniziative per aumentare le qualifiche professionali degli immigrati ormai integratisi da tempo e avvalersi del loro multilinguismo e delle loro profonde conoscenze per promuovere la comprensione interculturale, mentre dovranno essere presi provvedimenti per attirare e trattenere lavoratori qualificati e invertire il fenomeno della fuga di cervelli. Il terrorismo e la sicurezza. Nella lotta al terrorismo non sono ammesse soluzioni provvisorie. Sono la risolutezza politica, la determinazione dell’opinione pubblica a resistere, l’adozione di provvedimenti contro il terrorismo sempre più sofisticati e precisi, la riduzione di ogni latente ragione legittima di risentimento e la marginalizzazione della causa terrorista che possono contribuire a creare le circostanze in cui la minaccia terroristica può essere eliminata. Tuttavia, il segreto per riuscire a sconfiggere la rivolta globale può effettivamente risiedere nella neutralizzazione dell’attacco attraverso l’adozione di approcci differenti nei differenti contesti geopolitici e lo sviluppo di Stati basati effettivamente sul rispetto della legge e in grado di erogare servizi ai propri cittadini e stabilire istituzioni democratiche. L’Unione deve continuare a considerare come prioritaria la promozione della democrazia e dei diritti umani nel mondo intero. Tutti gli europei devono essere consapevoli dell’importanza di combattere per difendere i propri valori e di come questi debbano essere tutelati da ogni forma di minaccia terroristica; è essenziale una cooperazione stretta fra i loro governi sulla base di questa comprensione condivisa. Una sfida centrale per le società democratiche in Europa sarà rappresentata dall’integrazione politica ed economica di quei gruppi sociali che attualmente provano sentimenti di esclusione e risentimento. Per tutto questo, si renderà necessaria una dirigenza in grado di controbilanciare ogni misura aggiuntiva in materia di sicurezza di cui si imponga l’adozione con l’impegno a rispettare i valori democratici e le libertà individuali. L’energia e l’ambiente. Il modo più radicale di rispondere alla sfida climatica è quella di cercare di arrestare del tutto i mutamenti climatici tramite l’applicazione del protocollo di Kyoto. Esiste tuttavia una politica alternativa potenzialmente più efficace che consiste nella scelta di una “strategia dell’adattamento” basata sul concetto che la soluzione alle sfide poste dal cambiamento climatico arriverà tramite il progresso tecnologico. Si rendono necessari ricerca e investimenti che aiutino a mettere a punto nuove tecnologie suscettibili di migliorare la maniera in cui noi in Occidente e i nostri vicini sul pianeta viviamo nel nostro ambiente e insieme a esso: una strategia più promettente risiede nel non indebolire le fonti di mercato della crescita economica e del successo tecnologico, e invece sfruttare al massimo la società basata sulle conoscenze che la globalizzazione sta facendo nascere. Per quanto riguarda l’energia, nel medio periodo la sola tecnologia energetica di cui è dimostrato l’impatto significativo sull’approvvigionamento energetico è rappresentata dalle centrali nucleari. Soluzioni alternative quali le centrali eoliche o i biocarburanti sono in grado di apportare unicamente un modesto contributo all’aumento dell’offerta di energia e possono solo costituire utili integrazioni a livello locale. I divieti alla costruzione di centrali nucleari dovrebbero pertanto essere abrogati e in questo ambito la sfida fondamentale è costituita dall’esigenza di ricostituire un consenso popolare attorno all’energia nucleare. L’UE e i suoi Stati membri dovrebbero fornire cospicui crediti d’imposta e incentivi all’industria, alla piccola impresa, agli enti locali e alle regioni, nonché ai proprietari di case e ai consumatori, per promuovere sia la ricerca e lo sviluppo sia la pronta adozione di energie rinnovabili e di tecnologie connesse all’idrogeno e alle celle a combustibile. Il documento “Il mondo nel 2025: Come l’Unione Europea dovrà rispondere alle sfide” termina ricordando che tutte queste problematiche e soluzioni sono strettamente connesse fra loro. Ad esempio, l’innovazione è collegata alla demografia e all’immigrazione, ma, a sua volta, l’immigrazione è collegata al terrorismo e alla sicurezza, mentre la sicurezza è collegata alle questioni ambientali ed energetiche. Di conseguenza, se quest’opera dovesse rivelarsi utile per avvertire dei pericoli all’orizzonte i responsabili delle decisioni politiche, si deve sottolineare la necessità di aggiornamenti regolari allo scopo di avere cognizione di tutti i mutamenti che sicuramente influenzeranno queste reciproche relazioni a mano a mano che nuovi eventi si producono. Guardare al 2025 non permette una valutazione esatta di quali condizioni si verificheranno in quel momento, ma questo documento evidenzia chiaramente una serie di tendenze che non possono essere trascurate dai responsabili politici europei; coloro che sono competenti per elaborare i programmi dei partiti politici dovranno distinguere l’importanza di ciascuna tendenza e infine decidere quale azione debba essere intrapresa e quando.

Stefano Riela

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