Incontro con Purassanta

Carlo Purassanta
Vicepresident Esecutivo Ion Group
già CEO Microsoft Francia e Microsoft Italia
Lo slancio decisivo.
Il decennio determinante per il nostro destino industriale
6 febbraio 2024
Martedì 6 febbraio Fondazione ResPublica ha organizzato un incontro con Carlo Purassanta Vicepresidente Esecutivo di Ion Group, sul tema del suo ultimo libro: “Lo slancio decisivo. Il decennio determinante per il nostro destino industriale”.
L’Europa rischia di essere indebolita dal suo scetticismo e dalla sua lentezza nella produzione e nell’adozione di ogni forma di innovazione. Nelle ultime tre rivoluzioni, quella del vapore, dell’elettricità e dell’automazione industriale, l’Europa è sempre stata attore leader nella produzione di valore, esportando questa conoscenza nel resto del mondo.
In quest’ultima rivoluzione industriale siamo invece importatori netti di innovazione, il nostro PIL non cresce alla velocità degli altri e non stiamo “inventando” qualcosa che possa servire alla crescita degli altri. Ci stiamo facendo “colonizzare” dalla tecnologia e dalla produzione di Stati Uniti e Cina, rappresentando al momento il miglior mercato, con circa 450 milioni di consumatori abbienti.
Lo slancio decisivo” rappresenta la visione che Carlo Purassanta vorrebbe diffondere per stimolare riflessioni nella classe dirigente del Paese e che potrebbe, a suo avviso, creare dei campioni europei in meno di un anno. I settori su cui l’intelligenza artificiale andrà maggiormente a impattare sono le industrie che l’Europa ha inventato: le banche, le assicurazioni, l’agricoltura industriale, la manifattura che insieme fanno il 96% del PIL.
Per gestire l’AI servono però i dati: che sono in nostro possesso, e oggi vengono concessi alle big tech. L’innovazione oggi è possibile solo da chi è in possesso dei dati e sa utilizzarli. L’Europa può farcela perché i dati sono così tanti che, se solo volessimo, potremmo creare rapidamente delle nuove egemonie digitali verticali. Se non facciamo qualcosa subito il PIL si eroderà, con il rischio di un’Italia esclusivamente dedita al turismo, e la produzione ad alto valore aggiunto altrove.