Paolo Magri
Leadership forte e autonomia strategica sono le proprietà senza le quali l’Europa è condannata al declino, stretta tra Stati Uniti e Cina.
VICE PRESIDENTE ESECUTIVO E DIRETTORE ISPI
Scenari globali, evoluzione
geopolitica e guerra in Ucraina
lunedì 16 maggio 2022
Non è un momento in cui le ragioni della pace hanno molto spazio. È piuttosto pessimista Paolo Magri, direttore dell’ISPI, l’Istituto per gli studi di politica internazionale, analista su scenari globali.
Stiamo vivendo una stagione di grande riarmo, l’obiettivo finale è chiaro, basta vedere il riarmo della Germania e della Gran Bretagna e la stessa Italia si pone il problema. L’Europa parla di esercito europeo, il dibattito da mesi è su questo, parliamo di rinascita della Nato e di sviluppo della difesa europea, ma tutto ciò non sarà possibile perché non abbiamo abbastanza denaro da investire nella difesa nei prossimi anni.
Il clima è davvero cupo, i grandi economisti del mondo riuniti di recente a Washington hanno detto che l’ora più buia deve ancora arrivare nell’economia per le tensioni internazionali nel mondo e per il concatenarsi delle crisi che avvolgono il pianeta.
La guerra tra Russia e Ucraina ha già provocato un nuovo shock all’economia globale e potrebbe ridisegnare la mappa dei rapporti internazionali.
Un primo ambito dove le conseguenze del conflitto in corso in Ucraina si faranno maggiormente sentire è quello politico e diplomatico. La decisione di Putin di muovere guerra a un paese sovrano hanno portato a un isolamento della Russia da parte delle potenze occidentali senza precedenti.
La guerra ha poi fornito ulteriore “benzina” all’inflazione che, secondo le ultime stime pubblicate da Eurostat, non accenna a diminuire: nell'eurozona è stato toccato un nuovo record (+8,1% su base annua). Nel frattempo, i 27 Paesi UE hanno trovato con grande fatica un accordo sull’embargo, parziale e non immediato, del petrolio russo: un passo importante nell’ambito delle sanzioni che tuttavia non nasconde le difficoltà nel mantenere l’unità in un settore delicato come quello energetico. Inoltre, grandi potenze come la Cina perseguono strategie di espansione geopolitica e geoeconomica che potrebbero cambiare alleanze e rapporti di forza. Le conseguenze del conflitto, geograficamente circoscritto, potrebbero essere molto più ampie: pensiamo al settore dell’automotive europeo, che dipende largamente da input chiave che provengono dalla regione del Mar Nero.
La decisione del presidente russo di invadere il territorio ucraino ha conseguenze che si propagano ben oltre il paese ormai sotto assedio. I duri colpi che le sanzioni
infieriscono all’economia di Mosca, e una marginalizzazione politica senza precedenti, sembrano fare terra bruciata intorno al Cremlino e impongono alcuni cambi strategici in politica estera.
Fra questi, è verosimile aspettarsi un rafforzamento della politica russa in Medio Oriente e Nord Africa, regione in cui, probabilmente non a caso, la Russia da tempo investe ingenti risorse militari, economiche e diplomatiche.
Se la Russia fin da subito è sembrata non curarsi della reazione internazionale all’invasione, lo stesso non si può dire dei governi del Medio Oriente e Nord Africa che, anzi, si sono trovati nell’imbarazzo di dover scegliere se unirsi al coro dei paesi occidentali e potenzialmente compromettere le relazioni con Mosca, o se chiudere un occhio con Mosca e rischiare di scontentare i paesi occidentali. Europa e Stati Uniti sono partner storici e fondamentali per i paesi della regione. Allo stesso tempo, però, nell’ultimo ventennio, la maggior parte dei paesi della regione ha notevolmente espanso le relazioni diplomatiche, economiche, militari e commerciali con Mosca.
Per quanto riguarda l’Europa, conclude Magri, se per la pandemia si è scelto un approccio unitario, diverso invece è il metodo scelto per affrontare la crisi economica e in particolare quella energetica. Nel 2020 Berlino e Parigi hanno spinto per decisioni solidali, ma nel 2022 hanno cambiato politica. In particolare, la Germania, stanziando 200 miliardi di euro per la loro emergenza energetica e imponendo il veto a livello europeo per un price cap al gas, hanno privilegiato soluzioni indipendenti.
Non appare al momento verosimile riproporre per l’Europa la stessa solidarietà sperimentata durante la pandemia.
Leadership forte e autonomia strategica sono le proprietà senza le quali l’Europa è condannata al declino, stretta tra Stati Uniti e Cina.
Autonomia strategica, in primo luogo, militare, con la costituzione di un esercito europeo, costruendo al tempo stesso un percorso complementare alla Nato. Similmente strategica è l’autonomia tecnologica europea, con la creazione di un cloud europeo e di un ulteriore sviluppo dell’intelligenza artificiale, favorendo lo sviluppo di campioni aziendali europei.