Lucia Morselli
AMMINISTRATORE DELEGATO ACCIAIERIE D'ITALIA (EX ILVA)
Decarbonizzazione
lunedì 19 settembre 2022
Lucia Morselli è intervenuta approfondendo il tema delle sfide ambientali che le nostre imprese devono affrontare per restare al passo con la sempre più forte concorrenza internazionale. Il processo di decarbonizzazione è iniziato qualche anno fa. Un processo fortemente voluto dall’Europa, in un momento storico in cui però il carbone e in generale i combustibili fossili sono ancora una risorsa preziosa. Secondo l’AD siamo di fronte a una forte contraddizione, abbiamo dei target fissati molto stringenti, riduzione entro il 2030 del 55% delle emissioni (al momento siamo a metà strada con l’obiettivo, avendo ridotto il 30 % di emissioni) ed emissioni carbon free entro il 2050. C’è un dilemma però che stanno scontando le aziende: per raggiungere i target imposti dall’Unione europea è necessariosostituire tutte le tecnologie produttivedei processi industriali.
Questo significainvestimenti altissimi, si stima pari a dueanni di fatturato per i prossimi 10 anni. La domanda però da porsi è: come si fa a passare dalla produzione industriale a carbone a una produzione a zero carbone? La teoria sostenuta prevede che si passi dalla produzione alimentata a carbone, a una produzione alimentata a gas (il gas fossile rientra nella tassonomia verde europea, cioè nell’elenco degli investimenti ritenuti sostenibili).
Questa produzione alimentata a gas dovrebbe portare in pochi anni a un successivo passaggio verso l’idrogeno ma l’idrogeno al momento non è una tecnologia disponibile su vasta scala. Questa incertezza tecnologica fa sì che sia difficile immaginare investimenti verso l’uso del gas come soluzione temporanea. Inoltre è necessario considerare che il gas in Europa non c’è. Il carbone ha costi relativamente bassi, mentre le quotazioni di gas hanno avuto un’impennata inimmaginabile in pochi mesi.
Ha senso, con queste condizioni, mantenere i termini fissati dalla Ue con i tempi che stiamo vivendo? L’Europa ha confermato le scadenze previste, ribadendo per esempio i termini dei certificati CO2. Questo vuol dire imporre alle aziende degli investimenti straordinari, in un momento di estrema incertezza, scommettendo sul gas. Ma il prezzo del gas non è destinato a scendere e questo aumenta ulteriormente le perplessità circa il suo ruolo come fonte energetica intermedia. In tutti queste i ragionamenti non abbiamo considerato il tema del prezzo dei prodotti.
Quanto costerà una tonnellata di acciaio con la produzione “carbon free”, al netto degli investimenti necessari per realizzarla? Lo scorso anno si immaginava un incremento dei prezzi del 30%, ora si ragiona su incrementi molto più onerosi, che porterebbero la nostra manifattura fuori mercato. I grandi produttori di manufatti, come la Cina e il Giappone, che non introdurranno i cambiamenti a cui le aziende europee sono costrette ad allinearsi (la Cina ha confermato ancora di recente la produzione con l’uso di carbone fino al 2030) offriranno prodotti competitivi e acquisteranno quote di mercato europee, con danni economici per il nostro continente rilevanti.
Tutto questo rende urgente una riflessione sulla opportunità di mantenere termini così perentori, conclude il dibattito Morselli, ne va della competitività del sistema industriale europeo.