Presso la Casa dell’Energia di via Po n.3 si svolgerà il workshop che si propone di analizzare il settore energetico italiano e di inserire il dibattito sul nucleare nel quadro europeo.
I lavori sono aperti dal vice-Ministro Guido Possa (MIUR) e seguiranno gli interventi sul ruolo della ricerca e dell’Università (Politecnico di Milano – CESME, CNR, ENEA), sulla sicurezza e l’impatto ambientale (Ministero dell’Ambiente, SOGIN) e sui bisogni e le aspettative dei principali soggetti economici del settore: industria fornitrice, utilities e imprese “energivore”.
Scopo del workshop è di aprire un costruttivo, apartisan e non ideologizzato dibattito sul tema , considerando i vari aspetti connessi “all’opzione nucleare”. Il Vice Ministro Guido Possa e il Direttore Generale del MAP Sergio Garribba, hanno confermato la loro attiva partecipazione al workshop, mentre il ruolo di Ricerca e Sviluppo e il ruolo di Ambiente e sicurezza, sarà trattato da importanti rappresentanti di istituzioni pubbliche.
Per quanto riguarda la sessione relativa alla “Posizione dell’Industria”, è prevista una breve panoramica delle tecnologie e degli impianti che in un futuro prossimo l’industria nucleare mondiale può offrire. Nelle sessioni “ Posizione delle Utilities” e “I Grandi Clienti” sono previsti dopo una presentazione di EDF del loro “progetto nucleare”, gli interventi dei produttori italiani e dei rappresentanti degli energivori.
Questa vuole essere una prima tappa di un percorso per approfondire seriamente,nell’ambito di una politica energetica, la problematica del nucleare, tenendo anche in conto la sicurezza degli approvvigionamenti dei combustibili fossili come evidenziato in questi giorni.
Conclusioni: La maggioranza dell’opinione pubblica, come gli operatori del settore, sono concordi nel ritenere che una possibile opzione nucleare rientra in una auspicabile politica energetica che, date le tempistiche del settore energia, deve avere orizzonti lunghi che vanno al di là di una legislatura politica. E’ quindi necessario un approccio apartisan che esamini e preveda, un possibile piano nucleare; senza interventi politici e regolamentativi è difficile che una opzione nucleare possa partire. Devono essere espresse leggi per incentivare e facilitare un possibile sviluppo del nucleare e trovare regioni disposte ad accettare impianti sul proprio territorio. Il fatto che la maggioranza della popolazione sia a favore del nucleare non comporta però, automaticamente la facile possibilità di l’installare un impianto in un dato territorio. Una volta individuati i possibili siti bisogna iniziare una campagna ad hoc, presentare il problema, affrontare una discussione e soprattutto presentare dei pacchetti di compensazione. In quest’ottica di notevole importanza è il ruolo dei Comuni, come l’operazione Green field ha dimostrato, in un periodo in cui la devolution, ha modificato i rapporti decisionali tra centro e periferia. Per quanto riguarda invece il problema del licensing and permitting la soluzione auspicabile sarebbe la non ricostituzione di competenze che sono ormai disperse ed eventualmente affidarsi ad organizzazioni efficienti all’estero. Per quanto invece riguarda la situazione italiana dal punto di vista energetico dipendiamo per l’85% da materie prime energetiche importate, percentuale destinata ad aumentare. Nel settore elettrico, dall’era dell’oro bianco dell’idroelettrico si è passati all’oro nero petrolio ed ora la tendenza attuale è spiccatamente a favore del gas che contribuisce ad oltre il 50% della produzione di energia elettrica in Italia con ulteriore incremento nei prossimi anni dato il “dominio” dei cicli combinati. Il prezzo del gas è legato al prezzo del petrolio il quale nel futuro non ha prospettive di diminuzione ma di converso ad essere oggetto di aumenti, questo è un ulteriore fatto a favore del nucleare. In aggiunta al costo delle materie prime energetiche, occorre considerare la sicurezza degli approvvigionamenti “security of supply” ben nota in questi giorni per il gas, e considerare gli effetti ambientali; tali fattori sono, a favore di un’opzione del nucleare. Per quanto attiene più specificatamente ai problemi ambientali, senza considerare i dibattiti tra chi ritiene l’effetto serra un problema concreto e chi invece non è di questo avviso, a livello pratico i certificati della CO2 sono oggi nell’ordine di euro 24 alla tonnellata. Ciò porta delle penalizzazioni del carbone nell’ordine di euro 20 al MGWH prodotto e per il gas nell’ordine di euro 8/10. Per quanto attiene all’importante problema dell’informazione e comunicazione c’è innanzitutto da premettere che siamo in un’era caratterizzata da una mancanza di corretta informazione e comunicazione. Il problema deve essere affrontato con gli strumenti adatti: se la maggioranza della popolazione fatica ad accettare l’energia nucleare per colpa di pregiudizi ormai radicati nella società e non razionali, non possono essere utilizzate lunghe formule o ragionamenti ingegneristici, ma, oserei dire, occorrerebbe l’utilizzo di psicologi. Il problema va comunque affrontato in modo serio in quanto, anche se in base ad un referendum ANIE, il 54% della popolazione si è mostrata favorevole al nucleare, la presenza di un’esigua fetta di contrari nel territorio in cui dovrebbe essere costruito un impianto potrebbe bloccare la realizzazione del medesimo (ed abbiamo tanti esempi in Italia). Per quanto riguarda l’industria manifatturiera del settore essa è fondamentalmente radicata in alcuni paesi esteri. ANSALDO ha fatto presente la sua collaborazione con alcuni di questi fornitori. I fornitori hanno fatto presente che per reattori di dimensioni variabili da 1000/1500 megawatt l’investimento è dell’ordine di euro 1100 al kilowatt installato. Trattasi, evidentemente, di valori che si riferiscono ad investimenti programmati di una certa ampiezza. Il nodo centrale per l’economicità del nucleare è infatti rappresentato dalla possibilità di realizzare/ordinare più di una unità nello stesso sito e molteplici centrali: vi è la grande convenienza, quindi, a sfruttare un effetto serie (Bernard EDF). Trattasi di effetti scala notevoli che porterebbero, se non a dimezzare i prezzi, a forti abbassamenti dei medesimi. In Italia tali effetti scala possono essere raggiunti unicamente tramite un approccio consortile con accordi tra più utilities /investitori. Tale approccio è stato vantaggiosamente utilizzato in Finlandia ed ha portato con una riduzione del rischio, ad una riduzione dei tassi ed a contratti di lungo termine tra consumatori e fornitori. Anche le aziende italiane dovrebbero impegnarsi ad esaminare tale possibilità, e mi sembra dagli interventi (Edison, Energia) siano emersi dati positivi, come pure dai grossi consumatori (Acciaieri e Cementieri). Per quanto attiene alla ricerca, fondamentale è l’approccio alla medesima per vedere di aumentare la nostra presenza in progetti internazionali come “Generation IV”, avendo però la visione di concentrarsi su progetti che diano risultati a breve termine (Pedrocchi). Per quanto riguarda l’inserimento dell’Italia in un piano nucleare Garribba ha sottolineato l’importanza di farlo rientrare in un piano europeo, sia per quanto riguarda la sicurezza, sia per il licensing, sia per allargare i consorzi a livello europeo per abbattere i costi di fornitura. Per quanto riguarda la quota futura nel nucleare nel campo della produzione di energia elettrica è chiaro che, sebbene ci siano grossi investimenti da parte di alcune nazioni, Francia, Cina, Russia, il forte aumento dei consumi porta all’utilizzo di altre fonti (gas, carbone). La Cina, per esempio, dei 70.000 megawatt entrati in servizio nel 2005, ben 60.000 realizzati con centrali a carbone, e nessuno frenerà la Cina a breve dal continuare su questa strada. E’ chiaro quindi che, in questa visione, il nucleare, anche se aumenterà di volume nei prossimi anni tenderà a diminuire la propria share attuale. L’industria italiana – es. ENEL – con investimenti all’estero sta riprendendo competenze nella gestione e completamento di impianti nucleari. ANSALDO vanta partecipazioni in varie attività specifiche all’estero. Per quanto riguarda la disponibilità di tecnici nel settore l’Università (Lombardi) ha portato dati incoraggianti; esiste ancora un nocciolo duro sul quale si può contare. Inoltre si laureano in Ingegneria Nucleare ancora 100 Ingegneri all’anno. E’ stato rilevato come un reinserimento del nucleare avrebbe una ricaduta, non solo sul nucleare stesso ma anche su altre tecnologie ed in altri settori. Visto quanto sopra, l’incontro di oggi va visto come un primo passo di un lungo percorso che avrà successo se politici ed investitori prenderanno impegni seri nel settore.
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